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Ufficio Stampa
È nata, in Calabria, una piattaforma sanitaria che mette insieme esperienze tese ad accrescere la sicurezza dei pazienti e delle cure al fine di ridurre e possibilmente evitare la mobilità sanitaria.
Si tratta di una vera e propria inversione di tendenza in tema di sanità in Calabria.
Offrire un valore aggiunto alle prestazioni sanitarie attraverso la creazione di un circolo di qualità affinché il paziente resti in Calabria, affinché la sanità e le scelte che ruotano intorno a questo importante comparto vengano gestite da più “teste” offrendo quel valore aggiunto di cui la sanità calabrese ha fortemente bisogno
Parte da Crotone e dall’incontro tra due crotonesi: Massimo Marrelli medico e imprenditore e il professor Pier Carlo Gentile, direttore del centro di radioterapia San Pietro Fatebenefratelli di Roma, l’intesa “Porte aperte”.
L’importante intesa sul piano sanitario si è concretizzata nella serata di sabato 29 aprile, con la sigla di importanti accordi tra: Marrelli Hospital,Universita’ La Sapienza di Roma e Magna Graecia di Catanzaro, il Policlinico Gemelli, Fatebenefratelli, Neuromed e Amethyst.
L’evento è stato caratterizzato in avvio dalla sessione scientifica, presieduta dal prof. Rosario Sacco, direttore del dipartimento di chirurgia della UMG, a cui hanno preso parte: Antonio Novelli, Vincenzo Valentini, Giovanni Scambia, Giuseppe Minniti, Paolo Marchetti e Francesco Aquilanti.
Di quanto la realtà sanitaria sia di fondamentale importanza ha parlato il sindaco di Crotone, Ugo Pugliese, nel portare i saluti della città ai numerosi professionisti giunti da ogni parte.
Della centralità dell’uomo e dell’importanza che riveste l’umanizzazione, sopratuttto in campo sanitario ha parlato Mons. Domenico Graziani, arcivescovo di Crotone e Santa Severina.
Umanizzazione che i presenti hanno potuto ritrovare nelle testimonianze di Mons. Vito Pinto, decano della Sacra Rota romana, del padre provinciale Fatebenefratelli Fra’ Gerardo D’Auria e di Massimo Marrelli.
Prima della sottoscrizione delle quattro intese raggiunte si è discusso anche di politica sanitaria con Giovanni Vrenna, Enrico Zampedri, Barbara Rusinek, massimo agosti, Mario Pietracupa, Riccardo Fatarella, Sergio Arena, Antonio Delvino e Franco Pacenza, delegato del presidente Oliverio in materia sanitaria.
Nel corso della discussione sono stati snocciolati i dati riferiti alla sanità calabrese ma quel che va effettivamente si è fatto rilevare è che, attraverso “Porte aperte” si da vita ad una mobilità al contrario, una mobilità attiva composta da istituzioni scientifiche che arrivano in Calabria a Crotone , per collaborare, per lavorare insieme ridando dignità ad un comparto che attualmente fa registrare in Calabria numerose criticità.
Della delicatezza del sistema sanitario calabrese ha parlato il dirigente del dipartimento sanità Riccardo Fatarella sottolineando che: “in Calabria non siamo abbastanza attenti a comunicare le cose belle che facciamo”. Il riferimento era in particolare al miglioramento dei LEA rispetto al resto del Mezzogiorno. La Calabria ha sostenuto ancora Fatarella non può stare indietro, deve aprire le porte alla collaborazione e lo devono fare per primi i calabresi e le amministrazioni. La mobilità ha proseguito Faterella si combatte aumentando la collaborazione, continuando a dire e fare partnership pubblico-privato e non solo investimenti altrimenti non si recupererà mai il gap con gli altri paesi europei.
Dello stesso avviso Franco Pacenza che ha sottolineato l’impegno della Regione Calabria in direzione della crescita del sistema sanitario regionale e al rafforzamento delle professionalità calabresi di tutto rispetto.
Porte Aperte, ha sostenuto ancora Pacenza, “segna un punto importante, poiché si mettono insieme esperienze più avanzate della nostra, dal punto di vista clinico e scientifico, spostando i professionisti e non i pazienti facendo si che le attività cliniche si svolgano nella nostra regione, questo – ha concluso Pacenza- è molto significativo se si tiene conto che sino ad oggi si è raccolta la richiesta di salute portandola altrove”.
Un contributo importante alla sanità calabrese che vede Crotone porsi come esempio di buone pratiche tese ad accrescere la sicurezza dei pazienti e delle cure.
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